Goethe 1787
Lo splendore e il fascino unico della Sicilia fecero innamorare persino uno come Goethe,e non solo. Nel bene,nel male, la Sicilia è una terra unica.Lo è per molteplici aspetti.Ed è impossibile afferrare quest'unicità da una foto, dalle parole di un libro o dal racconto di un viaggiatore,è una questione di atmosfere,di suoni,colori,odori.E sapori.Sappiamo bene che la storia della Sicilia è costellata da svariate dominazioni,alcune brevi,altre secolari.Nonostante ciò il popolo siciliano ha mantenuto una propria identità non mancando però di appropriarsi dell'arte e della cultura, opportunamente scremate,degli invasori.Questa multietnia ha lasciato evidenti tracce di se nell'architettura,nella lingua,nella cucina.Ii viaggiatori di ogni tempo hanno apprezzato l'Isola siciliana per il la splendida natura,l'arte,la cultura,il clima e...la tavola! Come si potrebbe non apprezzare la gastromia siciliana,i dolci,i gelati?Potremmo trovarci in disaccordo su questioni politiche,di costume,di sport,ma sulla cucina siciliana è impossibile non essere unanimi,qui si mangia meglio che in qualunque altro posto al mondo.E si può mangiare sempre ed ovunque,prendiamo Catania:in questa città,qualunque ora(del giorno e della notte)è quella giusta per gustare qualcosa di buono.Dalla granita del mattino al cornetto caldo a tarda notte,passando per una molteplice varietà di pizze,arancini,fagottini,
pastasciutte,involtini,
parmigiane,
caponate,e poi raviole,cassate,cannoli...Che sia il ristorante vista mare,la bettola accanto al Castello,la rosticceria sotto casa,c'è n'è per tutte le tasche.

Sono stati i siciliani ad inventare la pasta. Se oggi nel mondo si mangiano gli spaghetti non lo si deve, come qualcuno ha sostenuto, a Marco Polo, che nel suo avventuroso viaggio in Estremo Oriente viene a conoscenza degli spaghetti di soia: il viaggiatore, infatti, nasceva cento anni dopo l'uscita del libro di Idrisi.
Possiamo ricostruire il ricettario siciliano proprio ripercorrendo la storia dell'isola.Ad iniziare dalla dominazione greca, i nostri antichi colonizzatori promossero nell'isola l'arte e la scienza ed introdussero i cibi più caratteristici della loro terra d'origine: le olive, la ricotta salata e il miele. I romani crearono i latifondi ed utilizzarono l'isola come granaio del loro impero. In cucina portarono il maccu: purea di fave insaporite con erbe aromatiche;le seppie ripiene; le cipolle al forno; la pasta con il riquagghiu, cioè con un condimento di uova sbattute, prezzemolo e formaggio che ricorda molto da vicino la classica 'carbonara' romana. Tra gli ingredienti di base portati nell'isola dagli arabi ricordiamo il riso, lo zucchero, le spezie e le mandorle. Goti e Bizantini ci inebriano con droghe orientali, formaggi piccanti, salse con bottarghe di tonno e profumati dolci.
Gli arabi,abilissimi giardinieri,profumarono le nostre campagne di aranci dolci e mandarini.
Ed è chiaramente derivato dalla tradizione araba il cus cus, una zuppa di pesce tipica di Trapani a base di farina di semola, pesce e verdure.
Il piatto trae origine dal cus cus nordafricano, dal quale si differenzia proprio per l'uso del pesce. Di derivazione araba sono anche i due dolci più famosi dell'Isola: la famosa cassata siciliana ed il sorbetto, nato dall'unione della neve che ricopre l'Etna con i sudetti profumatissimi agrumi.
I normanni fecero conoscere ai siciliani i metodi di preparazione dello stoccafisso, Dai francesi possiamo far derivare il fassumauru o rollò, un involtino di carne di vitello con ripieno.Dagli spagnoli, che insieme agli arabi sono il popolo che ha lasciato l'impronta più forte nel ricettario siciliano, derivano numerosi ingredienti dell'ultima cucina siciliana: il pan di Spagna, la cioccolata, il pomodoro e soprattutto la melanzana. Dalla loro influenza nacquero piatti dai sapori contrastanti: la pasta con le sarde e l'uva passa e l'insalata all'arancio condita con il peperoncino. La caponata è una ricetta tipica nella quale la tradizione spagnola si fonde con il gusto siciliano.
Possiamo affermare con assoluta certezza che la Sicilia è il paradiso della Tavola, Un paradiso che bene colse Ibn Zaffir, uno dei poeti arabi della corte di Federico II, che affermò: "in Sicilia gli alberi hanno il fuoco nelle foglie e l'acqua nelle radici".