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Cataniamia di Francesca Litrico

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SICILIA A TAVOLA

01.01.2012 18:57

 

 L'Italia senza la Sicilia non lascia immagine nello spirito, qui è la chiave di tutto.
Goethe 1787


 Lo splendore e il fascino unico della Sicilia fecero innamorare persino uno come Goethe,e non solo. Nel bene,nel male, la Sicilia è una terra unica.Lo è per molteplici aspetti.Ed è impossibile afferrare quest'unicità da una foto, dalle parole di un libro o dal racconto di un viaggiatore,è una questione di atmosfere,di suoni,colori,odori.E sapori.Sappiamo bene che la storia della Sicilia è costellata da svariate dominazioni,alcune brevi,altre secolari.Nonostante ciò il popolo siciliano ha mantenuto una propria identità non mancando però  di appropriarsi dell'arte e della cultura, opportunamente scremate,degli invasori.Questa multietnia ha lasciato evidenti tracce di se nell'architettura,nella lingua,nella cucina.Ii viaggiatori di ogni tempo hanno apprezzato l'Isola siciliana per il la splendida natura,l'arte,la cultura,il clima e...la tavola! Come si potrebbe non apprezzare la gastromia siciliana,i dolci,i gelati?Potremmo trovarci in disaccordo su questioni politiche,di costume,di sport,ma sulla cucina siciliana è impossibile non essere unanimi,qui si mangia meglio che in qualunque altro posto al mondo.E si può mangiare sempre ed ovunque,prendiamo Catania:in questa città,qualunque ora(del giorno e della notte)è quella giusta per gustare qualcosa di buono.Dalla granita del mattino al cornetto caldo a tarda notte,passando per una molteplice varietà di pizze,arancini,fagottini,
pastasciutte,involtini,
parmigiane,
caponate,e poi
raviole,cassate,cannoli...Che sia il ristorante vista mare,la bettola accanto al Castello,la rosticceria sotto casa,c'è n'è per tutte le tasche.
E se ancora non volete andare a dormire potete concedervi un ultima sosta ad uno dei tanti chioschi traboccanti di sciroppi,frappè  e frutta  colorata.Ma che origine hanno i piatti tradizionali siciliani,a chi si deve il merito di tante prelibatezze?Proviamo a ricostruire gli itinerari del cibo più lontani. Sappiamo che gli agrumi, lo zucchero e il riso furono portati dagli arabi, ma nessuno di questi doni sarebbe bastato a dar reputazione alla Sicilia se i cuochi e i pasticcieri locali non avessero trasfigurato i materiali di cucina. Ogni cultura ha lasciato in Sicilia qualche eredità di sapori  Tutti i popoli che si sono succeduti nella dominazione di quest'isola hanno infatti lasciato la propria traccia nella gastronomia locale. E, scrutando le vie del passato ci sovviene Platone che, chiamato da Dionigi il Vecchio, pur con un certo risentimento per non aver potuto realizzare in Sicilia la sua "Città dei filosofi", tesse l'elogio della pasticceria siciliana.Ed ancora;il geografo arabo Idrisi, nel suo "Libro di Ruggero" del 1154, scrive testualmente: "A ponente di Termini (Imerese) vi è l'abitato di Trabia, sito incantevole, ricco di acque perenni e mulini con una bella pianura e vasti poderi, nei quali si fabbricano i vermicelli (indicati con il nome arabo "itriya", ndr) in quantità tale da approvvigionare, oltre ai paesi della Calabria, quelli dei territori musulmani e cristiani, dove se ne spediscono consistenti carichi"
Sono stati i siciliani ad inventare la pasta. Se oggi nel mondo si mangiano gli spaghetti non lo si deve, come qualcuno ha sostenuto, a Marco Polo, che nel suo avventuroso viaggio in Estremo Oriente viene a conoscenza degli spaghetti di soia: il viaggiatore, infatti, nasceva cento anni dopo l'uscita del libro di Idrisi
.



Possiamo ricostruire il ricettario siciliano proprio ripercorrendo la storia dell'isola.Ad iniziare dalla dominazione  greca, i nostri  antichi colonizzatori promossero nell'isola l'arte e la scienza ed introdussero  i cibi più caratteristici della loro terra d'origine: le olive, la ricotta salata e il miele. I romani crearono i latifondi ed utilizzarono l'isola come granaio del loro impero. In cucina portarono il maccu:  purea di fave insaporite con erbe aromatiche;le seppie ripiene; le cipolle al forno; la pasta con il riquagghiu, cioè con un condimento di uova sbattute, prezzemolo e formaggio che ricorda molto da vicino la classica 'carbonara' romana. Tra gli ingredienti di base portati nell'isola dagli arabi ricordiamo il riso, lo zucchero, le spezie e le mandorle. Goti e Bizantini ci inebriano con droghe orientali, formaggi piccanti, salse con bottarghe di tonno e profumati dolci.
Gli arabi,abilissimi giardinieri,profumarono le nostre campagne di aranci dolci e mandarini.
Ed è chiaramente derivato dalla tradizione araba il cus cus, una zuppa di pesce tipica di Trapani a base di farina di semola, pesce e verdure.
Il piatto trae origine dal cus cus nordafricano, dal quale si differenzia
proprio per l'uso del pesce. Di derivazione araba sono anche i due dolci più famosi dell'Isola: la famosa cassata siciliana ed il sorbetto, nato dall'unione della neve che ricopre l'Etna con i sudetti profumatissimi agrumi. 
 I normanni  fecero conoscere ai siciliani i metodi di preparazione dello stoccafisso,  Dai francesi possiamo far derivare il fassumauru o rollò, un involtino di carne di vitello con ripieno.Dagli spagnoli, che insieme agli arabi sono il popolo che ha lasciato l'impronta più forte nel ricettario siciliano, derivano numerosi ingredienti dell'ultima cucina siciliana: il pan di Spagna, la cioccolata, il pomodoro e soprattutto la melanzana. Dalla loro influenza nacquero piatti dai sapori contrastanti: la pasta con le sarde e l'uva passa e l'insalata all'arancio condita con il peperoncino. La caponata è una ricetta tipica nella quale la tradizione spagnola si fonde con il gusto siciliano.
Possiamo affermare con assoluta certezza che la Sicilia è il paradiso della Tavola,  Un paradiso  che bene colse Ibn Zaffir, uno dei poeti arabi della corte di Federico II, che affermò: "in Sicilia gli alberi hanno il fuoco nelle foglie e l'acqua nelle radici".