L'Etna.Da tempi remoti ha interessato,incuriosito,intimorito, terrorizzato,attratto gente comune e studiosi,viaggiatori e popoli etnei.Per i suoi figli l'Etna è semplicemente "a muntagna",gigante buono col quale convivere con confidenza e rispetto,sentimenti difficili da comprendere per i forestieri.Alla fine del settecento uno di questi, Carlo Gastone Di Rezzònico,in visita a Catania scriveva:
"Io non posso ben persuadermi come tranquillamente vivano i catanesi fra le scorie fumanti delle terrifiche lave,sull ignivoma montagna che a me infonde un segreto orrore,anche placida e muta come or mi si dimostra,con la sua cima coronta di neve e con quel lunghissimo strascico di minaccevoli nuvoloni che le fasciano il mento."
1780 Il cratere dell' Etna con i resti della"Torre del Filosofo",
J.P. Hackert
Empedocle,Omero, Platone,Virgilio,Ovidio,Pindaro,Tucidide hanno dedicato libri,poemi e opereal vulcano più alto d'Europa.Il filosofo Empedocle,trascorse molto tempo della sua vita a studiare il vulcano nel suo rifugio, ritrovato a 2800 mt. di altezza nei pressi del Cratere Centrale e chiamato Torre del Filosofo, oggi sepolto dalla cenere delle ultime eruzioni del 2002. Alcune versioni della leggenda narrano che Empedocle morì suicida lanciandosi nel cratere,secondo altre,il filosofo cadde nel cratere per cause accidentali .L'imperatore Adriano durante una delle sue visite in Sicilia scalò l'Etna stabilendo un record per l'epoca. Nel medioevo poi, la montagna diventa un magnifico scenario per le leggende popolate da streghe,gnomi, folletti.Gervaso Da Tilbury descriverà per primo l'epopea di Re Artù, che sull'Etna finirà i suoi giorni e vi lascerà la mitica spada Excalibur.Eppure,proprio in questo infiammato scenario antichi uomini decisero di colonizzare un piccolo villaggio,Katane,ovvero grattugia, detta così per il suo aspetto irto, increspato dalla
lava.
“Etna fumoso, colonna del cielo, perenne nutrice di fulgida neve, tra le cui latebre rigghiano fonti purissime d'orrido fuoco”
Pindaro
«L'Etna tuona con spaventose rovine; a volte erutta sino al cielo una nube
nera, spire di fumo e di cenere ardente, leva globi di fiamme a lambire le
stelle; a volte scaglia macigni, strappando via di slancio le viscere del
monte, travolgendo nell'aria con un gemito rocce liquefatte, bollendo nel
fondo del suo cuore.»
Virgilio
IL FUOCO DIVENTA PIETRA
Una città che è letteralmente fondata sulla lava,costruita con la lava,tante volte distrutta dalla lava.Catania,da sempre vive all'ombra dell'Etna,nel bene e nel male.Quegli antichi uomini la scelsero per la sua fertilissima terra,per il clima,per i suoi fiumi generosi.E la grande montagna fu amata e temuta al punto da essere considerata un Dio,Tefeo prigioniero nelle viscere etnee o Efesto,figlio di Zeus,abile fabbro dell'olimpo.
Il fuoco dell'Etna ha più volte raggiunto la città,distruggendo boschi,vigneti,case,interi paesi,rispettando sempre le vite umane. Le vittime delle eruzioni sono sempre state persone imprudenti,accorse al fronte lavico come se si trattasse di un caminetto.
Gli etnei in realtà si sono integrati con la loro "Muntagna"che ne ha forgiato il carattere,l'identità culturale.
I fratelli Pii
Riguardo le colate,Diodoro siculo narra di quella avvenuta nel 1550 AC.Un'altra estesa colata,detta dei Fratelli Pii, si verificò nel 693 AC confluendo nell'attuale quartiere di Cibali,a questa colata è legata la leggenda di due fratelli,detti appunto Pii,i quali per trarre in salvo dalla lava
che lambiva la propria casa, i due paralitici genitori, li portarono sulle spalle rischiando più volte d'essere raggiunti dal fiume di fuoco. Ma quando la lava stava per sopraffarli,l'eruzione si fermò,la scia di fuoco miracolosamente si arrestò, dei due fratelli.Dopo questo episodio i due fratelli furono considerati Dei e venerati come tali. Le lave, provenienti da Mompilieri, giunsero a Cifali, formarono le alture di Catania (Bastione degli infetti, Monte Vergine, Fortino vecchio,Cappuccini, S. Agata al carcere, Santa Marta,viaCrociferi, Gesuiti, Terme dell’indirizzo) e il Lago di Nìcito.
Nel 396 AC, la lava prova nuovi percorsi ricoprendo stavolta le spiagge ad est ,pianeggianti distese di sabbia si trasformano in irte scogliere.
In epoca romana abbiamo notizie certe di una colata lunga 15 km ad un anno esatto dalla morte di Sant'Agata il 5 febbraio 252 DC.
Nel 1329 si spinse in mare al nord di Acireale,giunse alle porte di Catania dove fu fermata ,secondo la tradizione,dal velo di Sant'Agata.
Nel 1381 la lava raggiunse Catania, si inoltrò nel mare di Ognina coprendo lo storico porto Ulisse.
Nel 122 DC il cratere buttò fuori insieme alla consueta lava,una spaventosa quantità di cenere che danneggiò fiumi e colture causando una spaventosa carestia, quel materiale depositatosi sopra i tetti degli edifici,fece crollare un gran numero di abitazioni,provocando migliaia di senzatetto.
L'eruzione del 1169 coincise con un violento sisma,il cono del vulcano crollò e il fiume lavico che ne fuoriuscì raggiunse il castello di Aci.
La colata del 1669 è finora la più disastrosa e spettacolare che Catania ricordi,iniziò l'11 maggio e terminò il 15 luglio.Segna il primo tentativo di deviazione di una colata.
Un gruppo di uomini,protetti di pelli bagnate, distrussero le pareti di un canalone lungo il quale scorreva la lava che alimentava il fronte che minacciava Catania. L'idea funzionò ma la lava deviò verso alcuni terreni a ridosso di Paternò, fu allora che un gruppo di paternesi chiesero gentilmente(coi fucili imbracciati )al gruppo catanese di chiudere la breccia creata. Il risultato fu che la lava, chiusa la breccia, ricominciò ad avanzare verso Catania.L'immensa colata distrusse diversi centri etnei(Nicolosi,Belpasso,Mompilieri, Mascalucia, Camporotondo, S. Giovanni Galermo, S.Pietro Clarenza,Misterbianco) ed in appena un mese giunse a Catania; il fronte lavico largo oltre due miglia,invase la valle di Nicito e quindi il delizioso lago che stava al centro,poi proseguì il suo cammino,superò le mura,inghiottì la gigantesca Naumachia,il Circo Massimo ed i 36 canali del fiume Amenano ed il 23 Aprile si riversò in mare.
"Finalmente a 23 Aprile circa le ore due di notte cominciò il gran fiume ardente ad introdursi nel mare.Ed oh quanto fu superba non men che spaventevole quella scena!...ed in quella maniera si vedevan l'acqua e il fuoco che sono contrari nello stesso soggetto...la larghezza di detta fiumana di fuoco,che entrò nel mare,occupava la spazio di 2 miglia...era superbissima veduta veder combattere l'acqua ed il fuoco...quella matria s'introdusse nel mare in molti luoghi come per molte lingue fino a 60.piedi di distanza ..
"Giuseppe Recupero-Storia naturale e generale dell'Etna. .
Poi apparentemente,il 18 Maggio l'eruzione si estinse,i catanesi non mancarono di ringraziare Dio,la patrona e quant'altro con pubbliche Messe per aver risparmiato dal fuoco dell'Etna il Duomo e tutto il Piano Santagata (attuale Piazza Duomo), nessuno immaginava che l'eruzione non si era affatto esaurita,anzi un immensa e potente massa di fuoco covava sotterranea.L'8 Maggio,improvvisamente, da un ingrottamento comparve un fiume di materia ardente che circondò il Castello Ursino ricolmò i fossati fino al primo piano(che divenne sotterraneo),un altro ramo a levante andò ad investire il Bastione S.Croce. "Si costruì allora un gran muro a secco alto 16.piedi sulla fiducia di impedir con tal argine il traboccamento della materia infocata entro della Città."
L'impresa riuscì in parte,il fiume lavico deviato che viene descritto come il più potente di tutta l'eruzione,mise a ferro e fuoco la città per settimane ma ne risparmiò il cuore(grazie alla deviazione fu salvata la via Crociferi).Infinela lava raggiunse il mare dove questo nuovo flusso unificandosi ai precedenti formò una riviera continua.L'Etna in 4 mesi e mezzo rovesciò 95 milioni di metri cubici di lava in un percorso complessivo lungo più di 14 miglia.
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Questo dipinto di Giacinto Platania(uno degli artefici del tentativo di deviazione della lava) rappresenta l'eruzione del 1169.E' custodito presso la Sagrestia del Duomo di Catania.