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Cataniamia di Francesca Litrico

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Il terremoto del 1693

31.12.2011 00:11

Il terremoto del 1693


Guido reni  San Sebastiano

 Ha toccato l’ultimo grado della scala sismica Mercalli,(7.4 Richter),colpendo un area di 5.600 km°. Ha raso  al suolo in pochi attimi oltre 45 centri abitati della Sicilia, seminando terrore,morte e distruzione. E’ stato il sisma più intenso verificatosi nel territorio europeo. Una catastrofe nella quale hanno perso la vita 60.000 siciliani,che ha  cancellato secoli di civiltà condizionando  il destino,la storia,l’evoluzione di molte città del Regno di Sicilia.Catania è la città più colpita. Per  la città etnea è la fine, l’apocalisse,il reset totale. E' l’ora zero. Pochissimi i superstiti. Si muoveranno sconvolti tra le macerie di una città irriconoscibile,se il terremoto li ha risparmiati, la lotta per la sopravvivenza sarà durissima. E'un piccolo popolo quello dei sopravissuti,ha provato di  tutto:terrore,freddo,fame.Stremati, shoccati,spesso "stroppiati",perseguitati dagli sciacalli;questa gente,per non arrendersi ha bisogno di una forza d'animo estrema.
La troverà,quella forza,perchè è una caratteristica  siciliana,ed è ancor più  presente  nel dna catanese o comunque nella sua"catanesità", caratteristica che spesso appartiene anche a chi,pur non avendo natali etnei ,rimane contagiato dallo spirito,dall'intelligenza creativa,dalla facilità d'adattamento,dal senso artistico e dalla capacità di rinnovamento, elementi  di cui è permeata  l'atmosfera di questa Città.E questi eccezionali uomini, dimostreranno di  possederle tutte queste qualità,sono  loro  i protagonisti del big bang catanese,per loro e da loro  si ricomincerà. Ed è grazie a questo piccolo  popolo di supersistiti che  la città di Catania continuerà ad esistere.
A loro voglio dedicare questa ricerca sul terremoto del 1693.

 Collage di Picnik
Collage di biscari1Collage di riggioCollage di vaccarini

SECOLO MALEDETTO
                   eruzione 1669
 Il Vicerè Uzeda sbarca in Sicilia in uno dei periodi meno felici per l'isola;il seicento è  costellato di eventi drammatici:epidemie,carestie,rivolte,incursioni barbariche,nel 1669 l'Etna si è resa protagonista spingendo le sue lave ben oltre la riva del mare dopo aver inghiottito quindici paesi e una buona fetta di Catania.

<<Un secolo maledetto! Speriamo vada via in fretta>>

Senza rimpianto i  siciliani salutarono  la fine del 1692. Diciannovemila  catanesi  brindarono all'arrivo del '93,molti di loro  avevano ancora negli occhi l’immagine  della lava che 24 anni prima aveva seppellito le proprie case, avevano udito,e non è cosa da tutti i giorni, il crepitio del fuoco che combatte con l'acqua. Avevano lottato  con tutti i mezzi contro quel gigantesco fiume di lava; deviandolo, ponendogli davanti giganteschi muri per rallentarlo, sbandierandogli contro  il velo della Santa. Lottarono,non tutti, parecchi sopraffatti dal terrore andarono via, lasciando in mano ai  più tenaci e coraggiosi le sorti di Catania,i quali a poco a poco ricostruirono le proprie case e la propria esistenza.
Nessuno dei diciannovemila catanesi,nessuno in quell'inizio d'anno,  poteva immaginare che da li a pochi giorni sedicimila di loro sarebbero morti insieme alla loro città.

 

 

tre valli

La Sicilia seicentesca è dominata a distanza  dal Re spagnolo tramite i Vicerè. Euzeda da più di cinque anni risiede a Palermo,dal lussuoso palazzo reale tiene le fila dell'Isola,la Trinacria è amministrativamente divisa  in tre parti,o per meglio dire in tre "Valli":Val Demone, 84 centri sparsi lungo la costa tirrenica.Val di Mazara  che comprende tutta la costa occidentale con i suoi 54 centri urbani.Val di Noto,solo 40 centri distribuiti su un vastissimo territorio dominato dall'Etna. In totale 117 città:43 di queste sono  demaniali ovvero appartengono  allo stato:Catania,Palermo,Messina,Siracusa,Agrigento,Trapani,
Enna ed altri importanti e popolosi  centri urbani. Le altre 74 sono città feudali,tutte piccole cittadine appartenenti a famiglie nobiliari. 





CATANIA,CITTA' VIVA

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catania platea magna or

 

Siamo all'alba del 1693, la città di Catania,nonostante le difficoltà è un centro culturale vivo e rinomato.L'Etna con le sue spettacolari  eruzioni attira viaggatori da tutto il mondo.La "Platea Magna",oggi piazza Duomo,rappresenta  l'ingresso e il cuore della Città.Su questa antichissima piazza si erge maestosa l'ecclesia munita,la  cattedrale-fortezza medievale,meta di numerosi pellegrini,questa splendida chiesa custodisce le sacre reliquie di Sant'Agata e il suo immenso tesoro,numerosi dipinti ed un pregiato coro ligneo. La sua facciata  è spettacolare, il campanile sfiora i 100 metri d'altezza, è il terzo d'Italia e la sua campana maggiore pesa quasi 8000 kg.A pochi passi,proprio di fronte alla Cattedrale si trova la "Loggia",così è chiamato  il Palazzo Senatorio,è un bell'edificio su due piani,restaurato ad inizio secolo.La realizzazione di questo Palazzo è stata sofferta  ed impegnativa per i catanesi.Ospita una serie di cimeli,reperti storici ed opere d'arte provenienti da tutta la Sicilia.All'ingresso della Loggia è collocato il "Liotru" l'elefante,simbolo e nume protettivo della Città.  Tutta la piazza è stata recentemente  rimaneggiata,ingrandita,abbellita,gli edifici che la ornano sono freschi di restauro: ll palazzo del Capitano del popolo,il Vescovado,la Corte del Vescovo, il Seminario dei Clerici,prestigiosi negozi ed uffici.Tutt' intorno i palazzi della nobiltà catanese e poco distante la sede della prestigiosa Università,la più antica della Sicilia.Dalla stessa piazza si snoda la principale strada catanese,detta "della Luminaria",oggi via Etnea. Poco distante  il castello svevo voluto dall' imperatore Federico II°.

Sant

Tutta la città,come avviene da secoli,in questo periodo dell'anno si prepara a festeggiare Sant'Agata,la sua Patrona.L'organizzazione è complessa:giostre,cortei,corse di cavalli,spari di mortaio, addobbi,luminarie.Il 4 Febbraio un immensa folla  si riversa per le strade catanesi,attende impaziente l'uscita de fercolo dalla chiesa, lo accompagna lungo le  strade intorno alla Platea Magna fino al Castello Ursino.E poi a tarda sera, tirata a braccia dai devoti viene riposta al  sicuro nella sua "cammaredda. L'indomani,5 febbraio, un bagno di folla rende  omaggio alla sua Santa in Cattedrale.



 

 LA PRIMA SCOSSA

Tra le 4 e le 5 della notte di venerdì 9 Gennaio,si abbatte sulla Sicilia  fino all'isola di Malta una scossa di terremoto di notevole intensità,probabilmente non una ma tre scosse distinte, avvertite a pochi istanti di distanza  l'una dall'altra. Per prima trema Malta poi la Sicilia meridionale infine la zona settentrionale dell'Isola. La notte trascorre insonne per i siciliani fuggiti dai propri letti, la strada diventa il rifugio,molti fuggono  lontano dal centro,verso le campagne,nessuno vuol rientrare a casa .Con la luce del giorno si fa la conta dei danni;si registra qualche crollo,molti edifici danneggiati,in alcune  località della Sicilia orientale si contano delle vittime: Noto ha la peggio:1000 morti. Ovunque si prega in preda al terrore,nell’irrazionale attesa che la scossa replichi. Trascorrono le fatidiche 24 ore,ma la terra non balla,il sisma per adesso, non concede repliche.Tutto tace. Solo lievi tremori.Una scossa appena più intenza si verifica la domenica mattina,nessun danno,anzi i siciliani  attribuiscono a quel tremore marcato, l'assestamento,la fine delle ostilità da parte della terra,gran parte della popolazione sospirando di sollievo rientra in città ignara di ciò che si sarebbe scatenato da li a poche  ore.

 

tutti a messa

 La domenica pomeriggio le ventuno chiese di Catania sono colme di fedeli desiderosi di ringraziare il Padreterno,la Patrona e tutti i Santi  per lo scampato pericolo. La  Cattedrale  è presa d’assalto da 8.000 fedeli, una folla dissennata,disordinata,stipata all’inverosimile. Ci sono proprio tutti:il clero,i nobili,gli amministratori della città. Questi ultimi occupano il coro della chiesa a pochissima distanza dalla cappella di Sant'Agata dove,in segno di ringraziamento e di fede, sono esposte le sacre reliquie. Su tutti incombe  la torre campanaria pericolosamente danneggiata dalla scossa precedente. La funzione religiosa è presieduta dal canonico Giuseppe Cilestri essendo assente Monsignor Riggio in viaggio per Roma dove verrà consacrato Vescovo, il suo predecessore Carafa era  morto pochi mesi prima. Pochi istanti e Don Cilestri avrebbe dolcemente afferrato la reliquia,la mammella di Sant'Agata, racchiusa in una piccola teca di vetro,l'avrebbe sollevata mostrandola alla folla,quindi seguito dai fedeli, avrebbe  tenuto testa ad una  processione  che si sarebbe svolta lungo le principali vie della città. A questo seguito si sarebbero aggiunti il Clero e i fedeli delle altre chiese del centro. Mancava poco,solo qualche  attimo perché probabilmente si salvassero tantissime vite. Invece,con la tempistica degna del peggiore film catastrofico, in quel  tiepido inverno del ’63, la natura si abbatte con una  violenza inaudita su Catania e  su tutta la Sicilia orientale.terremoto20etna
 

 

Un terribile boato e poi una lunga  e furiosa scossa  cancella intere città. La torre campanaria del Duomo catanese si frantuma ,l'immenso campanone precipita sulla volta e quindi dentro la chiesa  seppellendo migliaia di persone … Crollano tutti gli edifici pubblici,tutte le chiese,gli ospedali,il palazzo dell'Università,la Loggia e  le abitazioni. Un immensa  nuvola di fumo nero e denso avvolge Catania. ln Cattedrale resistono le tre possenti absidi normanne,al riparo sotto la maggiore di queste, il  Canonico Cilestri si salva e con la sacra reliquia ben stretta tra le mani, fugge dalla porta laterale del Duomo insieme a suo nipote Giuseppe, Patrizio della città.Anche il senatore Pietro Moncada riesce a mettersi in salvo,pochi superstiti fuggono dal Duomo, la maggior parte  dei fedeli accorsi per trovare conforto rimarrà seppellita tra le macerie della chiesa .

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Crolla anche l'immenso Monastero dei Benedettini.
E' il secondo d'Europa in ordine di grandezza,abbellito da affreschi,statue,quadri.Al Monastero è annesso un acquedotto,una chiesa,un chiostro,splendidi giardini. Questa imponente struttura è stata parzialmente danneggiata dalla colata lavica del 1669.Per la sua ristrutturazione i monaci hanno chiamato da Roma l'Architetto Contini.Questi lavori non saranno mai completati,il sisma incombe sul monastero uccidendo trentadue monaci.
Resiste il Castello Ursino,la cappella Bonajuto,la fontana dei sette Canali. Resiste il perimetro delle mura cittadine. 

In ogni parte della città si piange,si urla,si invoca aiuto. Si muore .
Sedicimila vittime su una popolazione di diciannovemila persone,queste le stime più attendibili. Ma la natura non ha ancora smesso di ribellarsi,dopo mesi e mesi di siccità si scatena un violento nubifragio,una pioggia incessante che toglie a molti la speranza di essere tratti in salvo.
Un immensa quantità d'acqua che infiltrandosi  tra  cumuli di pietre,anticipa la fine di tanti.


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Pochi secondi.Un minuto. Due minuti. Addirittura quattro minuti.Quanto durò quella tremenda scossa?
 

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Deve trattarsi certamente di un iperbole
-lo spazio di un Miserere-
un modo come un altro per dire che sembrò un eternità,che la terra pareva non volesse  smettere più di ballare,ma niente di preciso perchè nessuno studio attendibile ha potuto stabilire la durata di quel tremendo ballo. 




LO TZUNAMI

 Per i superstiti di Catania,Augusta e di altri centri sparsi lungo la costa non è ancora finita:è in arrivo il più intenso tzunami mai verificatosi fino a quel momento (solo quello di Messina del 1908 avrà un intensità maggiore).

 Il mare si ritira dalla costa per ritornarvi dopo pochi minuti con una violentissima onda alta oltre 15 metri,la quale dopo aver rovesciato le imbarcazioni scavalca le mura catanesi
sommergendo la città fino all'attuale Piazza Mazzini.

 



 


                     





             
                


"Viddesi il mare nell'istesso punto scoppiare un fierissimo rimbombo,quasi  che per l'orrore,avesse buttato un sospiro.Fù tanto il fremito di esso elemento,che sembrò giusto,si come
avessero tutte in un botto crepate leartiglierie del mondo.
(C Muglielmini) 


 

"E da lungi vide elevarsi dalla città una nuvola di polvere che ingombrò il giorno,molte strisce di fiamme dalla bocca dell'Etna ,e udì non solo il fragore del vicino mare,ma quell'orribile sparo sopra accennato"
(F.Ferrara)


Il mare si ritirò dalle sue solite spiaggie,e poi all'improvviso proruppe impaziente usendo dal suo letto per molti passi,sino ad entrare per le porte della Città,con spavento grandissimo di quei pochi presenti. (Privitera)

SICILIA AFFLICTAmoneta terremoto 1693
 

Lo spettacolo che offre Catania all'indomani del terremoto è raccapricciante. Il cielo nero di pioggia e di polvere lascia filtrare un filo di luce che mette a nudo gli orrori provocati dalla furia della natura;sotto cumuli di pietre giacciono i morti,le strade sono irriconoscibili.Tutto ridotto in macerie. 23




Spesso da quelle macerie provengono urla e gemiti, che col passare delle ore si affievoliscono sino a tacere per sempre.Ovunque si scava anche  a mani nude sperando di strappare alla morte i propri cari. Dappertutto incombe la disperazione .24

<<E' arrivata la fine del mondo>>

 <<A muntagna,idda ci cuppa>> 




 Gruppi di scampati fuggono all'impazzata.Nessun luogo è sicuro.Lontani dalla furia del  mare,lontano dagli edifici pericolanti. anche la montagna fa paura, sprizza lapilli di fuoco che si sollevano verso il cielo nero di nuvole.100x75

 L'Etna è ritenuta colpevole di aver provocato quell'apocalisse,la montagna che 24 anni prima aveva portato le sue lave dentro la città,adesso completava la sua opera di distruzione.
Un accusa ingiusta,come vedremo dopo.

Lo scenario è da fine del mondo,molti fuggono,subito o nei giorni seguenti,non appena si sparge la voce che Messina e Palermo non sono  crollate,diventano città- rifugio per molti terremotati.Catania rischiava di  trasformarsi in città-fantasma.

 

S.Ag.reliqiamammella[1]

"Il Canonico Cilestri chiamò intorno a se i restanti vivi catanesi,li esortò a sperar bene,e mostrando loro la reliquia di S.Agata,solo loro conforto,e solo nume che poteva ancora legarli a quel sito infelice li persuase  a seguirlo .Uscì per la Porta del Porticello  e giunto con essi al bastione grande .Addobbò ivi una piccola cappella di legno e vi depose quei sacri corpi in nome della  patria.Essa fu il principio della nuova città,l'aurora della nuova Catania"(Ferrara)

 

 

Non tutti fuggono!

in questi momenti drammatici si cominciano a delineare le figure che saranno i punti di riferimento per gli scampati e gli artefici della prossima ricostruzione. Primi tra tutti il canonico Cilestri e suo nipote Martino, patrizio della città .Con loro  un uomo coraggioso: è Niccolò Tezzano,medico e professore dell’Almo Studio,la prestigiosa Università catanese, scampato  al crollo dell'ospedale dove probabilmente  si trovava al momento della scossa, Tezzano non si perde d'animo e si da subito da fare;in un rifugio di fortuna improvvisa un ospedale,si preoccupa di far seppellire i morti,infonde coraggio agli scampati. Incredibile  a credersi ma questo coraggioso medico riuscirà, dopo poche settimane in una  baracca di legno a far riprendere  le lezioni per gli studenti dell'Università di Catania. In un secondo tempo si

 

occuperà della ricostruzione,a sue spese, dell'ospedale San Marco,in Piazza Stesicoro.








"I viveri erano erano sepolti, la fame cominciava a farsi sentire,Cilestri aiutato da suo nipote e Patrizio, Martino Cilestri andò scavando e ne trovò. Furono consumati,e quei poveri consunti della miseria volevano altrove portarsi; egli li pregò li trattenne,scavò sotto altre rovine...(Ferrara)


 Per nove giorni un poveraccio vivacchiò sotto le rovine del Duomo di Catania finchè i soccorritori riuscirono a salvarlo.
Una donna fu giorni 14 sotto le fabbriche sostentandosi col braccio del marito morto.

A CapoMulini si aprì la terra e inghiottì due uomini,a segnar il punto in cui essi venirono inumati rimase fuori la mano di uno di loro.Una donna rimase sotterrata per 31 giorni e si mantenne viva per aver casualmente trovato accanto a se un barile di fichi secchi...  (Privitera)




SICILIANI ALLA PROVA

vulcano-etna

 Scicli

Altre città siciliane crollano quell'11 Gennaio. Distrutta Noto,la città che da il nome all'intero valle, verrà ricostruita altrove. Stessa sorte anche per Grammichele (all'epoca Occhiolà).Quasi distrutte Lentini,Augusta. E poi Siracusa,Acireale, Avola. L'elenco è lunghissimo,quasi tutte le città della Sicilia orientale contano i propri morti.A Palermo la scossa viene  avvertita ma provoca grossi danni e nemmeno perdite umane. Il Vicerè terrorizzato si rifugia
sulla nave reale ormeggiata al porto.Visite guidate a Terravecchia presso Giarratana (RG)





 Da tutta la Sicilia arrivano gli aiuti;cibo,vestiti,attrezzature varie.  Volontari giungono da ogni parte del Regno animati da un grande senso di fratellanza e di solidarietà  prodigandosi  con  ogni mezzo per ritrovare persone intrappolate tra le macerie,per portare soccorso,cibo,viveri.Non tutti giungono a Catania spinti da sentimenti di solidarietà, gentaglia senza scrupoli si avventa sui resti della Città, saccheggiando  quel poco che è rimasto sotto le macerie,uccidendo senza pietà chiunque  li ostacoli,barbari capaci di delitti efferati.


SOCORRO
español
 


La notizia della distruzione di Catania e di altre città del Val di Noto fa il giro del Regno. Re Carlo II  informato dell’accaduto dispone immediatamente che siano organizzati i soccorsi  sui luoghi disastrati.E' necessario nominare un Vicario,una sorta di capo della Protezione Civile.

Per questo non facile compito viene scelto il duca  Giuseppe Lanza di Camastra.Il Vicerè Uzeda lo ha investito di poteri assoluti per affrontare la difficile situazione delle città terremotate. Il Duca  ha più di sessant'anni ma è un uomo forte e determinato,inoltre ha una certa esperienza in fatto di disastri:pochi anni prima il paese di Santo Stefano di Mistretta venne  seppellito da un alluvione,i suoi abitanti si rifugiarono nelle terre più a valle,il proprietario di quel vasto territorio costruì per loro un nuovo paese, quell'uomo era il Duca Di Camastra, in suo onore quel paese venne chiamato Santo Stefano Di Camastra. Il Duca, dopo un viaggio travagliato  tra paesi disastrati, giunge a Catania,al suo seguito una carovana di gente:,segretari,assistenti,gendarmi,manovali. E poi soldi,medicinali.E cibo.

Catania, 4 Febbraio 1693

Sarebbe stato un giorno di festa per i catanesi,il più importante dell'anno.
Le strade invece, non sono parate a festa in onore della Patrona,l'aria non odora di torrone.Oggi non si festeggia Sant'Agata tra le vie di Catania.Le sue reliquie sono ben protette dalle possenti absidi,uniche mura rimaste in piedi,il resto del Duomo è un cumulo di macerie.

Sono trascorsi ventiquattro giorni dal "tremuoto".No,oggi non c'è nulla da festeggiare,ma è ugualmente un giorno importante,un giorno di speranza. Una scalcinata delegazione ufficiale attende con ansia l'arrivo del Vicario del Re . In lui sono riposte le speranze dei superstiti catanesi: Al cospetto del Duca ci sono tutti :Giuseppe Cilestri e suo  nipote Martino ,il senatore Moncada,il Prof. Tezzano,il Principe di Biscari ed altri nobili,l'intera città lo attende...beh,quasi tutta la città,gli sciacalli lo temono,sanno bene che da ora in poi non avranno vita facile,per loro il Duca di Camastra farà issare le forche...30 bis

1693



Inaccessibile per l'immensa quantità di rovine è  il tratto compreso tra l'attuale piazza Stesicoro e il Duomo,questa strada  è una delle prime ad essere spianata,il Camastra in persona la percorre per primo. Che scena! Maestosamente  in groppa al suo  cavallo galoppa  fino ad arrivare al Duomo,alla  porta della Santuzza. Gesti plateali che infondono speranza,emozione,commozione.

Il governo spagnolo gli  ha dato pieni poteri;vengono precettati medici e personale sanitario,viene ordinata la costruzione di uffici pubblici, si tratta di semplici baracche di legno ma è già qualcosa. Con l'arrivo del Duca  si riaccende la speranza,si getta il primo seme della  rinascita,sarà un lungo e non facile percorso irto d'ostacoli. La città per anni sarà solo un immensa baraccopoli, centinaia di scosse d'assestamento faranno traballare gli animi,ma l'idea della nuova Catania è già nella menti e nei cuori. 

 



L'aria è ancora intrisa di un odore pestilenziale. C'è da riesumare migliaia di cadaveri e non sempre è un operazione fattibile, spesso si ricorre al fuoco,alla calce viva. Altri morti,quelli ancora seppelliti dalle rovine dovranno attendere mesi prima di trovare pace. Altri non saranno mai recuperati,rimarranno per sempre tra le rovine della vecchia Catania.Riguardo le abitazioni, il  Duca ricorre alla completa demolizione di tutti gli  edifici,anche di quelli solo parzialmente danneggiati,nulla resterà in piedi. Il motivo di queste decisioni drastiche è presumibilmente l'idea della prossima ricostruzione secondo uno schema ben preciso,questo ambizioso progetto non può tener conto delle poche,pochissime abitazioni ancora in piedi ,la nuova città rinascerà anche attraverso questi ulteriori sacrifici, qualcuno verserà le poche lacrime rimaste tra i polveroni delle propria casa scampata al sisma ma demolita dalla "ragione di stato".  Non tutti  apprezzeranno le drastiche scelte del Duca,il popolo dirà:

<<PARTE DIO;PARTE CAMASTRA>>





Il fiume sotterrato

Il terremoto priverà Catania anche del suo fiume.L'Amenano  fino a quell'11 Gennaio scorreva liberamente in mezzo alla città. A causa del sisma il suo corso viene interrotto in diversi tratti da cumuli di  macerie, cadaveri e carcasse  di animali causando la formazione di  paludi.Le acque  stagnanti diventano un pericoloso ricettacolo di epidemie,i sopravissuti si  preoccupano di aprire  degli sbocchi per far confluire le acque verso il mare. Probabilmente questo provvedimento non è sufficente, con l'arrivo del Camastra e dei suoi uomini si decide di ingrottare definitivamente l'Amenano,costringendolo per sempre,a scorrere nel sottosuolo della città. 

nature ruiseaunature ruiseau

 



"

Per anni si considerò il sisma di origine vulcanica,le cronache dell'epoche  considerano "la muntagna"colpevole della tragedia del Val di Noto.Invece l'Etna è stata accusata ingiustamente.La conferma che il terremoto fosse di origine tellurica è arrivata soltanto nel 1981,colpevole è la Scarpata Ibleo-Maltese, definita da un sistema di faglie a gradinata  che corre quasi parallelamente alla costa della Sicilia sud-orientale.L'epicentro è stato individuato al largo del tratto di mare  tra Catania e Siracusa a circa 20 Km di profondità,questo spiegherebbe il maremoto che colpì Catania e ancor più violentemente Augusta.Tuttavia  le ricerche su questo terremoto sono ancora in corso e non c'è ancora una visione condivisa dal mondo scientifico.
 

Collage di riggio

Monsignor Andrea Riggio  ricevette la notizia del terremoto mentre si trovava in viaggio per Roma, si recava dal Papa che l'avrebbe consacrato Vescovo di Catania.Il destino lo aveva messo in salvo probabilmente per consenteglirli di dedicare la sua vita all'appassionata ricostruzione  della sua diocesi.Ottenuta l'investitura, Riggio rientrò a Catania  alla fine  di Aprile 1693, cioè tre mesi dopo il terremoto.Nel frattempo,come abbiamo visto, Monsignor Cilestri   aveva eroicamente gestito  il suo ruolo di Vicario,elargendo fede,coraggio e all'occorrenza anche il pane ai sopravissuti.Don Martino Cilestri continuava a svolgere con ardore l'incarico di Patrizio della Città(una sorta di sindaco moderno).Il nobile Paternò Castello esercitava la funzione di Capitano di Giustizia e il Prof.Tezzano portava avanti la sua missione di medico.Il tutto con la supervisione e l'estenuante collaborazione del Duca di Camastra.Questi gli artefici della ricostruzione ai quali ora si aggiunge prepotentemente Monsignor Riggio.Dopo essersi inginocchiato davanti alle rovine della Cattedrale  si pone come obiettivo la ricostruzione di quella e di altre chiese,del Seminario e del Palazzo Vescovile.Lo scopo è nobile come il suo animo  generoso e intrepido,purtroppo il suo carattere è spigoloso e spesso entrerà in contrasto con gli amministratori,col Vicario stesso.Le  prime discordie riguardano la proprietà dei  terreni dove sorgevano le chiese crollate;"Sono demanio municipale"sentenzia Camastra,così la prima battaglia la perde Riggio.Anche la sua richiesta di fondi sarà respinta dal governo spagnolo con la motivazione ineccepibile di dover far fronte ad emergenze ben più importanti delle ricostruzioni di edifici sacri. Il Riggio decide di affilare le armi.Di concerto col Vescovo di Siracusa chiede ed ottiene dalla Santa Sede  che siano riconosciuti alla Chiesa i lasciti  rimasti senza eredi, tali beni inoltre saranno esonerati dal pagamento di tasse e gabelle,la qualcosa non sarà affatto gradita dal Vicerè:Si tratta di un immensa quantità di denaro che servirà alla ricostruzione di chiese,conventi e monasteri.Questa concessione è fondamentale perchè rappresenta una  grande opportunità  per il Clero catanese e siracusano  di poter far risorgere i propri edifici. Un altra battaglia tra il Riggio  e il Senato catanese si ebbe a causa della scelta dei luogi sui quali ricostruire i principali edifici sacri:Duomo,Seminario,Palazzo Vescovile.Anche questa volta la battaglia la vinse il vescovo inossidabile,contrariamente alla volontà dei senatori si riedificò sugli stessi luoghi dove gli edifici erano crollati,cioè sulla Platea Magna,l'attuale piazza Duomo.Gli edifici risorsero nel rispetto del nuovo e più grande assetto della piazza.La Cattedrale,della quale come abbiamo già detto,rimasero  intatte le tre  absidi,fu ingrandita ed alle sue mura venne appoggiato il Palazzo Vescovile, il Seminario risorse là dove prima si trovava il Palazzo Senatorio,quest'ultimo invece trovo posto sul lato nord della piazza.Insomma,se oggi Catania possiede una delle più belle piazze d'Italia è grazie a quel cocciuto Vescovo.
 

 

                           LA STRADA DEI CROCIFERI

         Questa meravigliosa strada fortemente voluta dal vescovo  Riggio è stata riconosciuta dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità.





Otto città siciliane del Val di Noto sono state inserite nel 2001 nella  "World Heritage List", la lista del patrimonio mondiale dell'umanità. 
Leggiamo le motivazioni ufficiali:

Questo gruppo di città del sud-est della Sicilia fornisce una notevole testimonianza del genio esuberante dell'arte e dell'architettura del tardo Barocco. Le città del Val di Noto rappresentano l'apice e la fioritura finale dell'arte Barocca in Europa. L'eccezionale qualità dell'arte e dell'architettura  del Val di Noto la posizionano in una omogeneità geografica e cronologica, così come la sua ricchezza è il risultato del terremoto del 1693."Le otto città del sud-est della Sicilia: Caltagirone, Militello in Val di Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo, Ragusa e Scicli furono ricostruite dopo il 1693, nello stesso luogo o vicino alle città esistenti al tempo del terremoto di quell'anno. Esse rappresentano una considerabile impresa collettiva, portata con successo ad un alto livello di architettura e compimento artistico. Custodite all'interno del tardo Barocco, esse descrivono pure particolari innovazioni nella progettazione urbanistica e nella costruzione di città".

                     

 

 

In 200 metri  4 chiese,un convento e un collegio.La via Crociferi è la  conferma che quell'opportunità che ebbero Riggio e la  sua Chiesa non venne sprecata,anzi il Vescovo di ferro non si tirò  indietro nemmeno quando dovette tirar fuori i propri personali denari per portare avanti i grandiosi progetti dei quali fu l'artefice. Né quando dovette inimicarsi  col Palazzo Catanese. Le occasioni non mancarono.Teatro dello scontro proprio la via Crociferi:Mons Riggio ritiene opportuno riunire i due tronconi dell'edificio che ospita il  convento di clausura di San Benedetto, che sorgono su lati opposti della via Crociferi  con un arco che consenta  il passaggio dall’interno  allo scopo di accedere all’omonima chiesa senza che le suore siano costrette ad uscire dal convento. L’unico modo per collegare i due tronconi del monastero  è quello di metterli in comunicazione con un arco. Ma i Deputati  ritenendo questa soluzione di cattivo gusto  si oppongono  drasticamente. Riggio  per tutta risposta  minaccia di scomunica sia i Deputati sia i Giudici del Real Patrimonio.Poi decide di mettere i suoi avversari dinanzi al fatto compiuto: forte  della formidabile potenza delle immunità ecclesiastiche  fa  costruire, in una sola notte secondo la testimonianza del canonico Francesco Strano, l’arco della discordia e per di più  per sottrarre i manovali alla giustizia,li insigne  degli ordini minori in modo che siano soggetti solo alla giurisdizione vescovile. 

LA PORTA DELLA CITTA'

 

 

 La Porta Uzeda venne edificata ne 1696,due anni dopo il terremoto,in omaggio al vicerè don Francesco Paceco, duca di Uzeda,venuto a Catania per rendersi conto dei lavori di ricostruzione della città.

 

Andrea  Riggio venne rimpianto dopo morto persino dai suoi più acerrimi nemici.Addirittura il Senato Catanese si ritrovò ad approvare la realizzazione di opere precedentemente negate al Vescovo.Accade col Seminario dei Chierici.Com'era successo col convento delle Benedettine il Vescovo vorrebbe unificarlo con il Palazzo vescovile tramite il solito ponte.Com'è facile supporre il Senato gli nega il permesso. L'esilio impedirà al Riggio  il consueto  colpo di mano.Ma ancora una volta il Vescovo avrà l'ennesima postuma soddisfazione,i due edifici nel 1750 verranno collegati dall'Ing.Francesco Battaglia.                         

"egli imprime ai lavori un ritmo indiavolato, arricchisce l'edificio con un fitto paramento a bugne,con ornamentazioni alle finestre,alla tribuna,al portale;realizza gli intonaci del camerone degli alunni,getta le fondamenta della Cappella;avvia i sospirati lavori di congiungimento con la Cattedrale essendosi intanto ottenuto dal Senato l'autorizzazione a costruire lo dammuso sopra la porta della marina"L.Sciacca




 

                             UNA RIVINCITA TARDIVA

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Per il suo turbolento carattere,per la sua innata capacità di crearsi nemici giurati Riggio sarà costretto ad un esilio forzato nel corso del quale sarà lusingato da importanti incarichi,verrà nominato Prelato  del Papa e Patriarca di Costantinopoli.Il Vescovo di ferro tenterà invano in ogni  modo  di tornare a Catania.Non accadrà che  nel 1717  dieci anni dopo la sua morte e per sua espressa volontà testamentaria.In quell'occasione si prese finalmente la sua eterna  rivincita,venne infatti tumulato nella tomba che egli stesso volle:all'interno della Cappella di Sant'Agata.

MELIOR DE CINERE SURGO
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L'Araba fenice, da millenni simbolo di Catania.Rappresenta il rinnovamento,il cambiamento.La Fenice,ovvero la morte come transazione per celebrare ua nuova vita.La fine per un nuovo inizio.Catania come l'Araba fenice risorge ancora una volta dalle proprie ceneri. 

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Il fervore della ricostruzione  da tono  alla vita di Catania   settecentesca; per decenni essa è tutto un cantiere, che attrae popolazione e maestranze, che mette in moto l'economia, che apprende nuove tecniche e le dissemina a sua volta.
Una esperienza preziosa per gli architetti, come i catanesi Alonzo di Benedetto e Francesco Battaglia, Girolamo Palazzotto da Messina, il palermitano Giovan Battista Vaccarini, e poi il toscano Stefano Ittar e tanti altri .Comune di Catania







Un episodio che sbalordisce nella storia della ricostruzione di Catania,è l'incredibile velocità con la quale Don Eusebio Massa posò la prima pietra del suo palazzo;il 2 Febbraio 1693!  A meno di un mese di distanza dalla scossa che sbriciolò Catania,prima ancora che il Vicario del Re arrivasse in Città.E se la tempestiva ricostruzione dimostra lo spirito e l'intraprendenza con cui i catanesi affrontarono la tragedia,quello del Barone Massa fu un vero colpo di mano che mise il Camastra di fronte al fatto compiuto,costringendolo o perlomeno convincendolo ad inglobare la nascente costruzione nel piano regolatore che si apprestava ad approvare.Certamente il Camastra accettò l'iniziativa del frettoloso costruttore e lo favorì,non si capirebbe altrimenti perché mai nella progettazione della nascente Strada Luminaria(oggi via Etnea)non si tenne conto della prospettiva dell'Etna!Sarebbero bastati pochi metri di flessione  a sinistra ed il cratere centrale sarebbe stato visibile persino dalla porta Uzeda offrendo uno spettacolo ancora più esclusivo.E possibile credere che il Camastra non considerò questo aspetto, che se ne dimenticò o che forse fece al Barone Massa qualche concessione di troppo?Comunque siano andate le cose quel che è certo è che pochi metri avrebbero radicalmente e per sempre cambiato lo sfondo della via Etnea. 



 La rinascita di Catania è ufficializzata nel Giugno 1694 dalla pubblicazione del nuovo Piano Regolatore,per realizzarlo il Duca si avvale della consulenza di un Ingegnere militare,Carlos De Grunembergh,anche se la firma apposta in fondo al progetto è la sua,a conferma del fatto che il Camastra è assolutamente e indiscutibilmente l'autore assoluto dell'avvio della ricostruzione della Città,tutto passa dalle sue mani,tutto deve essere da lui approvato.Da quando è giunto a Catania egli  ha sfamato,consolato,guidato questo popolo derelitto.Egli ha valutato l'opportunità di ricostruire o meno,ha ascoltato le suppliche dei catanesissimi Cilestri,Moncada,Tezzano,Biscari...Alla fine Lui ha deciso che Catania si sarebbe ricostruita sulle sue stesse macerie e non altrove;poche cose sono rimaste in piedi:Il Castello e le mura di cinta,ma l'aria e salubre,le terre fertili,c'è abbondanza di acque.La Città può  rinascere sullo stesso sito. 
Il Piano Regolatore "Marca Camastra"può ritenersi il primo piano urbanistico antisismico.Per altri versi  è discutibile,non tanto riguardo la suddivisione delle strade e delle piazze ,che anzi dovranno essere edificate larghe e belle,quanto per la differenzazione dei prezzi dei terreni che favorisce i nobili a discapito del popolo.

Una linea ideale divide la città in due parti, assegnando ai terreni due diversi prezzi convenzionali: quella ad ovest, in cui il prezzo dei terreni viene scontato di circa un terzo, è destinato ad accogliere, come già prima, i quartieri popolari; verso est si concentrano invece gli edifici della nobiltà laica ed ecclesiastica. Le strade larghe, interrotte da piazze frequenti e regolari, costituiscono una precauzione antisismica e  l'esigenza di bellezza,sfarzo e grandiosità. Vengono definiti gli assi viari principali, sovrapponendo delle linee rette all'antico corso tortuoso e sottolineando, nella parte ovest del Corso, l'antico impianto della città romana.  Collage di biscari1


Anche il Principe Vincenzo Biscari ricostruisce, come  altri nobili,la sua  sfarzosa residenza.  Il Senato catanese gli concede  di poter  edificare  l'area sovrastante le mura spagnole,ampliando così il suo vecchio palazzo che prima ricadeva all'interno delle mura.Nasce l'edificio più sfarzoso ed originale  della Catania settecentesca,affacciato sul mare che all'epoca lambiva le mura  catanesi,la sua facciata è di pietra lavica nera, ricchissima  di ornamenti marmorei: fiori, telamoni, frutti, lesene. Si succedono nella realizzazione di quest'opera barocca  vari architetti: Alonzo di Benedetto,Girolamo Palazzotto, Francesco e Antonino Battaglia.Il Principe è da sempre un amante dell'arte,fa allestire nel proprio palazzo una raccolta dei materiali esposti prima del terremoto nella loggia senatoria.Il figlio Ignazio  eleva la sua opera, rappresenta una delle personalità di spicco della cultura illuminista siciliana. E' promotore di una serie di importanti scavi archeologici,progetta personalmente e fa edificare una grande sala espositiva all'interno del suo palazzo.Si tratta del primo vero museo catanese,il primo che tenga conto di logici criteri espositivi.


“O voi dotti e ben colti Stranieri, che cotanto amate ricercare, intraprendete con animo ilare il viaggio della Sicilia. Venite, o Ammiratori della veneranda antichità.” Ignazio Paternò Castello,Principe di Biscari.

 

Un solo architetto sopravvive  al terremoto:Alonzo Di Benedetto,tratto in salvo dalle macerie,lavorerà nei cantieri di Palazzo Biscari,Palazzo Tezzano e Seminario dei Chierici.Altri,ingegneri e architetti, giungeranno a Catania nel corso del '700. Intanto è al lavoro un gran numero di intagliatori,capomastri,scalpellini,ornatori:Amato,Battaglia,
Faccibianca,Longobardo;
 tutti animati da talento,amore,pazienza.
Nessuno è motivato da grandi guadagni;dalla lettura degli appalti si evince che le paghe sono modeste,a volte persino basse.


Catania,1730Collage di vaccarini


Il Vescovo Pietro Galletti,succeduto al Riggio convoca da Roma l'Architetto Giovan Battista Vaccarini.

La fama che lo precede è grande,è un allievo di Carlo Fontana,ha studiato il Bernini e il Borromini.Quest'uomo di chiesa di origini palermitane,lavorerà per trentanni all'abbellimento di  Catania.Completerà il prospetto della Cattedrale,numerosi palazzi;Valle, Seravalle,San Giuliano,seguirà i lavori di ricostruzione dell'Università,il cortile del collegio Cutelli,la chiesa di San Giuliano,la Badia di Sant'Agata,la biblioteca del Monastero dei Benedettini,la fontana dell'Elefante.Sarà lettore dell'Almo Studio.Il Comune di Catania con voto unanime lo insignierà della cittadinanza onoraria.






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 Il terremoto del 1693 ha  stravolto la vita delle popolazioni che ne rimasero colpite. I siciliani, all'epoca vivevano sotto il dominio  spagnolo col quale non  ebbero un rapporto idilliaco: affascinati dai  Re, poco o nulla  amarono i vicerè,il lungo regno  fu spesso segnato da contestazioni, tumulti, lotte.Tuttavia in occasione di quel tremendo sisma la risposta spagnola fu immediata e generosa.E sopratutto efficace. Chissà come sarebbero andate le cose se già  allora fossimo stati italiani?La risposta è in un dato oggettivo:mai,dopo quell'evento,in Italia è avvenuta una ricostruzione post-terremoto tanto rapida ed efficace.Non mi pare che dalla ricostruzione di Messina,dopo il tragico sisma del 1908, sia sorto un monumento protetto dall' Unesco. Niente di simile nemmeno dal Belice o dall'Irpinia.Non è un caso.Lo splendore dell'arte barocca siciliana non è frutto di coincidenze  o della moda dell'epoca.E' il risultato di una volontà collettiva.La ricostruzione nel nome della Bellezza.Addirittura la Bellezza come norma;il piano regolatore catanese impone che le strade devono rinascere larghe e belle.Belle,sfarzose,barocche e per tutti,come scrive Salvatore Nicolosi,<<Si avverte dapprima per vaghi sintomi e sensazioni,poi in termini sempre più netti che a contare anche in urbanistica ed architettura non sono soltanto i gli interessi dei nobili e degli ecclesiastici>> Insomma   ricostruzione & rivoluzione:tutti possono fruire dell'arte, adesso non sono soltanto i palazzi nobiliari ad essere abbelliti; sono chiese,piazze,palazzi pubblici,strade.Non è da sottovalutare questo aspetto della ricostruzione perché sancisce in Sicilia una nuova consapevolezza dei cittadini.L'espressione materiale di un inedita coscienza popolare.Credo meriti un  tributo  la Corte spagnola ed un immensa riconoscenza quei nostri lontani  conterranei che con la loro operosità ci hanno lasciato un esclusiva eredità.La memoria di quegli uomini dovrebbe essere d'esempio  per noi Siciliani d'oggi,remissivi-apatici-esterofili e di monito per i nostri Amministratori,che spesso spesso,ignorano o fingono  di farlo, l'epopea siciliana, quando siedono,indegnamente, sugli scranni della "Loggia" catanese o del Parlamento siciliano.  42x30


    Francesca Litrico
 

                                                                                             

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:
Salvatore Nicolosi-Apocalisse in Sicilia-Tringale Editore
Lucio Sciacca-I catanesi com'erano-I Faraglioni Editore
Lucio Sciacca-Il Palazzo egli elefanti-Vito Cavallotto Editore
Francesco Fichera-Catania nel settecento-Brancato Editore
Gaetano Zito-Chiesa e società in Sicilia-Soc. Edit.Internazionale
Jean Hurè-Storia della Sicilia-Ed.Ri.Si
Santi Correnti-Breve storia della Sicilia-Newton
Federico de Roberto-Catania-Clio Edizioni
V.Consoli-S.Nicolosi-Immagine di Catania-Ites Editore


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